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martedì 28 ottobre 2014

Serata sull'accoglienza

Venerdì 31 ottobre Laboratorio Polis si ritroverà e parlerà di accoglienza. I nostri ospiti saranno Alessandro Sipolo, operatore del Servizio Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) e Giovanni Boccacci, direttore centro migranti Brescia.
La politica dell’accoglienza dello straniero è al giorno d’oggi una delle più spinose questioni, presenti nelle agende politiche sia di governi nazionali che di organismi internazionali.


A livello internazionale, l’immigrazione – ovvero il passaggio compiuto da un cittadino da uno Stato all’altro – viene solitamente raggruppata sotto due diverse tipologie socio-politiche dalle distinte ricadute legislative, a seconda delle cause che l’hanno indotta. Si tratta di: migrazione forzosa (dovuta al sopraggiungere di fatti traumatici, dalle violenza politica alla tratta di esseri umani) e di migrazione economica (connessa a scelte lavorative). Da ciò consegue che sono diverse le entità politiche che si occupano dei migranti e della loro “accoglienza”. Da una parte ci sono infatti organismi internazionali e sovranazionali, quali l’ONU, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea, mentre dall’altra ci sono i singoli paesi (Stati nazionali). Di fatto, sono sempre i Paesi interessati che decidono in ultima istanza delle politiche immigratorie e del trattamento da riservare agli stranieri, venendo sempre più a limitare il potere delle convenzioni internazionali e aumentando la loro forza discrezionale, a proposito di chi accogliere o respingere.
I migranti forzosi che chiedono rifugio in un altro Stato perché soggetti a persecuzioni, sono definiti richiedenti asilo. Soltanto a seguito del riconoscimento del loro status politico da parte dello Stato interessato, vengono ufficialmente denominati rifugiati. Possono dunque procedere alla richiesta di una nuova cittadinanza sulla base alle norme statali vigenti, con i diritti e doveri che ne conseguono.1
Proprio per la mutata situazione geo-politica che coinvolge tutti i paesi e i cittadini del mondo, si sta ora affermando a livello internazionale un acceso dibattito sul significato e la praticabilità (non solo teorica) del cosmopolitismo. Tale discussione prende le mosse dal noto saggio di Immanuel Kant su “Per la Pace Perpetua” (1795), in cui l’accettazione dello straniero non è fondata né sulla semplice benevolenza od ospitalità, ma su un’accoglienza che mira a integrare chi è ancora straniero nella nostra cittadinanza. Come scrive Kant nel “Terzo articolo definitivo”:
“Non si tratta di filantropia, ma di diritto, e quindi ospitalità significa il diritto di uno straniero che arriva sul territorio di un altro Stato di non essere da questo trattato ostilmente. Può essere allontanato, se ciò può farsi senza suo danno, ma, fino a che dal canto suo si comporta pacificamente, non si deve agire ostilmente contro di lui. Non si tratta di un diritto di ospitalità, cui fare appello (a ciò si richiederebbe un benevolo accordo particolare, col quale si accoglie per un certo tempo un estraneo in casa come coabitante), ma di un diritto di visita, spettante a tutti gli uomini, cioè di entrare a far parte della società in virtù del diritto comune al possesso della superficie della terra, sulla quale, essendo sferica, gli uomini non possono disperdersi isolandosi all’infinito, ma devono da ultimo rassegnarsi a incontrarsi e coesistere. Nessuno in origine ha maggior diritto di un altro ad una porzione determinata della terra.”2
Accoglienza significa dunque cercare di re-incontrarsi. Tale incontro diventa tanto più urgente, quanto più continuano ad essere rinfocolate guerre violente per il possesso di “una porzione determinata della terra.“ Seppur consapevoli che la cessazione di tali contese è di difficile soluzione, tuttavia l’accoglienza come interesse per politiche eque e come apertura all’alterità è un compito che spetta a tutti noi, in quanto cittadini, per l’appunto, del mondo.


1 Chiedo asilo.Essere rifugiato in Italia. di Marina Calloni, Stefano Marras e Giorgia Serughetti 

 2  Chiedo asilo.Essere rifugiato in Italia. di Marina Calloni, Stefano Marras e Giorgia Serughetti 

venerdì 10 ottobre 2014

Resoconto: L' importanza dell'attività fisica nella prevenzione e controllo delle malattie croniche

Nel corso della serata si è discusso dell’importanza dell’attività fisica come strumento di prevenzione e controllo delle maggiori malattie croniche ,le quali sono sempre più presenti nella nostra popolazione.

l'attività fisica per prevenire le malattie croniche

È intervenuta la dott.ssa Magistrale in scienze dello Sport Daniela Fierravanti; essa spiega che con l'incremento, quasi esponenziale, delle persone anziane, che molto spesso portano con se una o più patologie croniche , si rende necessaria una riflessione sulla capacità che ha il nostro sistema sanitario di gestire e tutelare queste persone. Espone i vantaggi di una vita condotta in modo non sedentario e di come l’obesità nei nostri bambini stia vertiginosamente aumentata. Si pensa allora a un progetto, spiega Daniela, che prende il nome di Gruppo Cammino, il quale è stato introdotto a livello comunale nell’ultimo decennio e viene proposto dall’ASL autoctono.
Scarica le slide della presentazione di Daniela Fierravanti qui

Interviene poi la Dott.ssa Francesca Brescianini che parla di come il comune limitrofo di Corte Franca sia riuscito a far partire il progetto GRUPPO CAMMINO con risorse economiche ridotte, affrontando i problemi burocratici che sono stati gli ostacoli più impervi da superare.
Francesca è molto entusiasta di questo “piccolo” programma, perché la gente che partecipa è molta e anche se a Corte Franca il gruppo è partito da poco si è già formata una buona coesione tra gli aderenti al progetto.